ponedeljek, 18. december 2017

Aprire una società in Bulgaria

Europa sì oppure no, Euro sì o no? Questi sono i dilemmi che affliggono oggi 400 milioni di europei, i quali dall’entrata in vigore della valuta unica hanno visto peggiorare solamente le cose! Da qui poi la crisi e il resto di quanto è successo a molte aziende ormai è storia, emigrazione di intere fabbriche verso i paesi dell’est sicuramente più economici.

petek, 14. februar 2014

LIGRESTI E UNICREDIT, UN INCONTRO AL VERTICE

Salvatore Ligresti e famiglia sono stati recentemente scaraventati sotto i riflettori delle cronache finanziarie per il loro arresto.
Anche se, per essere più precisi, non si tratta di tutta la famiglia dal momento che il figlio Salvatore si trova in Svizzera approfittando della sua doppia cittadinanza che, per il momento, gli vieta di essere arrestato. L’inchiesta, di queste settimane vede l’impero dei Ligresti al vaglio degli inquirenti a causa proprio di quel ramo assicurativo che, tra i tanti altri, fa parte della galassia. Ma procediamo con ordine. L’arresto dei Ligresti parte dall’accusa di falso in bilancio e manipolazione del mercato, ma nella storia sono presenti anche quelli che all’epoca erano gli amministratori delegati della società Fonsai e cioè Fausto Marchionni ed Emanuela Erbetta insieme a Antonio Talarico allora vice-presidente. MA stavolta il filone delle indagini considera un altro punto dell’intricta matassa e cioè il ruolo svolto dalle banche nell’ottenere i vari (e forse anche troppo frequenti) finanziamenti che hano ermesso ai Ligresti di salvarsi da situazioni al limitre del disperato. In particolare l’occhio dei magistrati è caduto sul ruolo svolto da Unicredit. Ad incuriosire  è stata l’operazione di ristrutturazione del debito delle società Sinergia e Imco, che, stranamente, sono fallite proprio due anni dopo il lauto e pingue rimpolpamento delle casse. Il problema nasce per la prima che aveva avuto da Unicredit (http://www.quotaoro.com/il-germe-di-unicredit-nella-roma-post-1870/) un prestito di oltre 100 milioni di euro pur avendo una situazione patrimoniale che escludeva ogni possibile garanzia di rimborso,  a parte un pacchetto di azioni che garantivano a Unicredit la maggioranza di Imco. Ebbene quest’ultima è riuscita ad entrare in possesso di un fido da 150 milioni ma nel contempo deve rispondere anche dei debiti di Sinergia (debiti che affossano di fatto anche Imco e di conseguenza Unicredit che va in perdita). Solo successivamente e soprattutto per calmare un po’ la situazione che stava diventando incandescente persino per i Ligresti stessi, salta fuori l’opzione di un’ipoteca su una parte di alcuni terreni destinati alla costruzione di un centro oncologico, quindi rivalutati. Anche qui, forse, troppo.
Tutta la storia risale ormai al 2010, periodo particolarmente intenso di movimenti nella galassia Ligresti anche in considerazione del ramo assicurativo che poi ha portato all’arresto di quasi tutta la famiglia oltre che dei diversi collaboratori.
Proverbiale la discrezione delle parti in causa (tutte) soprattutto delle varie banche coinvolte nelle operazioni perchè anche se al  momento Unicredit risulta quella maggiormente esposta il numero degli istituti potrebbe arrivare anche alla doppia cifra.

Si prega di leggere il nostro articolo su come aprire una società in Bulgaria.

petek, 16. avgust 2013

IL CARTELLO DELL’ORO

Degno di una fiction, il teorea di un cartello dell’oro trova empre maggiori adepti sulla scena. MA di cosa si tratta? Semplice, molti sono convinti che dietro i grandi capitali, le materie prime e i loro èrezzi, ci siano poteri più o meno occulti che si occupano di gestirne l’andamento. Per lo più si vede negli Usa il vertice di questa “misteriosa” piramide che affonderebbe le radici in antiche logge massoniche. Prova ne sia, secondo i teorici, ilo strano simbolismo presente proprio sulla moneta statunitense, quel biglietto verde simbolo dei lati più oscuri del capitalismo.

 Ebbene, a prescindere dal fatto che la massoneria è una realtà esistente, si è voluto dare nel tempo a queste associazioni, degli aloni di mistero che forse, ad onor del vero, non posseggono. E per quanto riguarda il cartello dell’oro nemmeno la sua origine è da ricercarsi in lontane tradizioni, ma solo a circa una ventina d’anni fa quando le banche insolventi ricevettero dall’allora presidente della Federal Reserve Alain Greenspan, tassi di interesse alti sul lungo termine e diminuendo quelli sul breve, per portare gli istituti di credito a sfruttare un vantaggioso carry trade tra lo yen in crollo e i bond Usa all’8%.  E qui è coinvolto anche l’oro che, non avendo interesse, poteva essere prestato. Quanto? Difficile dirlo, visto che cifre ufficiali non ce ne sono e ogni valutazione può basarsi solo su stime approssimativa che parlano di una cifra intorno alle 14mila tonnellate.

Ad ogni modo, tornando alla questione dell’oro e del suo “controllo” la teoria del cartello dell’oro prevede le maggiori banche mondiali (che a vedere bene sono per lo più made in Usa) raccolte per riuscire ad organizzare le varie strategie. Goldman Sachs, JP Morgan Chase e Deutsche Bank, Citibank opererebbero come  giannizzeri del governo di Washington in cambio di mano libera su azioni spregiudicate nel resto del mercato. E a vedere gli ultimi scandali finanziari anche in questo caso la realtà è sul punto di superare la fantasia.

LA CINA PUNTA AD AVERE IL SUO DOLLARO


La Cina sta bypassando le difficoltà che la legano (e la respingono) al dollaro. Infatti la future potenziale prima economia al mondo rischia di avere una moneta nazionale che non vale nulla. Perciò corre ai ripari.

Amara la vita del dollaro, l’unità di misura sul quale si bas l’intera economia mondiale, gli scambi internazionale e si fissa il valore delle materie prime. Eppure, nonostateciò , sempre più grande è il rischio, parzialmente verificatosi, di vederlo crollare. Anche se un crollo è in realtà un evento praticamente impossibile, certo è che il dollaro sta iniziando a soffrire al concorrenza di altre valute, soprattutto in un mercato così ampio, variegate e soprattutto privo di un vero e proprio punto focale.